Bruno Cattani su La Lettura

Le maschere Egun appartengono al cerimoniale di una società iniziatica del popolo Yoruba in Benin e Nigeria, i cui affiliati discendono dallo stesso lignaggio. Rappresentano gli spiriti dei defunti, anzi sono gli spiriti dei defunti richiamati a manifestarsi nuovamente in questo mondo. Il termine letteralmente tradotto significa “ossa” anche se questo tipo di mascherate viene più facilmente riconosciuto sotto il nome di revenant (coloro che ritornano..) Alla morte di un capofamiglia viene confezionata una maschera che lo rappresenta in seno alla società. Gli Egun danzano in particolari feste annuali o durante le cerimonie funebri delle famiglie degli adepti ma possono essere invitati a presiedere a qualsiasi altro funerale di qualsiasi credo, fungendo un po come dei traghettatori, per accompagnare lo spirito del defunto nell’altro mondo..La maschera, anche in questo caso un simbolo paradossale ed ambiguo, finisce sempre per diventare cio’ che rappresenta. Nel caso specifico la morte viene invitata nel mondo dei vivi. Il tempo fisico si azzera e si ritorna ad un tempo cosmogonico: “il prima” tanto rimpianto, fatto di virtu’ e di valori incarnati proprio dagli antenati. Le maschere danzando riportano in scena questo valori purificando i villaggi e correggendo i singoli individui per gli sbagli commessi. Durante i suoi incontri con gli Egun, Cattani nota che le persone si accrupiscono in segno di rispetto in una forma di confessionale che spesse volte termina con il pagamento simbolico di un pegno per ottenere il perdono. Altre volte invece per ritornare ad un equilibrio cosmico  serve… la sculacciata! Ecco che gli Egun si lanciano in una folle corsa alla caccia di peccatori e con tanto di scudisci nelle mani, generando una sorta di corrida tra i vicoli dei villaggi. questa messa in scena teatrale riporta tutti quei sani valori che hanno contraddistinto i saggi antenati, necessari oggi come non mai quali fari guida di una società soggetta a continui mutamenti, incertezze e paure…La celebrazione della morte si trasforma nella celebrazione della vita. La danza diventa un momento di gioia in cui si rinsaldano i legami famigliari e ci si prepara ad affrontare la paura di quel momento che prima o poi riguarderà tutti con una maggior dose di serenità.  Del resto gli Egun sono proprio il testimonial inconfutabile che la morte non poi e’ la fine di tutto..

Grazie a Gianluigi Colin e a Claudio Composti.