Shoko Okumura – Universo fluttuante

 

OPEN DAY :  venerdì 26 giugno 2020 dalle 12.00 alle 20.00

Sarà presente l’artista

nell’ambito di ARTEAM CUP GENOVA  Arte in Centro, 27 giugno – 25 luglio 2020

Sede: VisionQuesT 4rosso  Piazza Invrea 4 r, 16123 Genova –

Orari: dal martedi al sabato 15.00 – 19.00 e su  appuntamento

Informazioni e-mail:  info@visionquest.it

ARTEAM CUP Focus Genova – Arte in Centro è un evento collettivo che riunisce sei gallerie genovesi con altrettante mostre personali, L’evento prende il via venerdì 26 giugno con un Open Day dalle 12.00 alle 20.00 permettendo l’ingresso contingentato nelle varie sedi espositive, nel rispetto dei protocolli ministeriali anti Covid-19.

VisionQuesT 4rosso è lieta di presentare le opere della serie UNIVERSO FLUTTUANTE di Shoko OKUMURA.

Un tratto profondo dell’anima del Giappone risiede nel sentimento del trascorrere delle cose, del loro fluttuare; le stagioni che passano, i colori che scemano e i suoni che si fondono verso una nuova e rinnovata armonia sono sempre stati fonte di ispirazione artistica, attraverso le  miriadi di espressioni e di profonde emozioni per le anime aperte alle meraviglie del mondo.
Lo stile di Shoko Okumura  è più esigente di quello che appare a prima vista. Uno sguardo attento deve mescolare le prime impressioni palpabili con sottili accenni e allusioni, espandendo così la propria visione percettiva estrinseca, l’immagine all’interno della cornice, al sé interiore – sia dell’artista che dell’osservatore – a cui queste immagini fanno davvero appello.

Shoko Okumura – Fenomenologia del Pathos: scrive Viana Conti (marzo 2020)

“Indecidibile è, a un primo approccio visuale, se le opere dell’artista giapponese Shoko Okumura, presentate in mostra a Genova da Clelia Belgrado alla VisionQuest 4rosso contemporary photography, sono fotografiche o pittorico-calligrafiche e quindi rispondenti a quella tecnica tradizionale orientale denominata Nihonga (日本画, Pittura in stile giapponese). Una tecnica millenaria questa, adeguata alla messa in atto di un linguaggio formale, di utilizzo di materiali particolari e di rappresentazione di soggetti appartenenti alla cultura orientale. Tali dipinti, dal monocromo, a china nera, al policromo, a pigmenti naturali e minerali, il cui diluente è sempre ad acqua, si realizzano a pennello su carta giapponese trattata, macerata e amalgamata a mano, o su seta, utilizzando anche sottili lamine oro e argento. Alla tradizione nipponica del Nihonga si sono formati anche noti artisti contemporanei tra cui Takashi Murakami. In passato, per proseguire e innovare questa tradizione, si sono adoperati lo scrittore Okakura Tenshin, discendente da una famiglia di samurai, e lo storico dell’arte statunitense, di origine spagnola, Ernest Fenollosa, conosciuto e introdotto anche da testi del poeta Ezra Pound.
Contemplando le opere di Shoko Okumura, l’osservatore coglie, simultaneamente, due piani: quello della mimesi di Natura, rinviante alle convenzioni artistiche giapponesi, e quello dell’espressione estetica di un Pathos, suscitato dal mutare delle stagioni e quindi della fioritura, dei frutti, delle foglie, in parallelo alla percezione dinamica della luce, del vento, delle nuvole, dei riflessi sugli specchi d’acqua. L’artista Okumura nasce in Giappone nel 1983, si forma in Pittura Tradizionale Giapponese alla Tokyo University of the Arts, quindi si trasferisce a Firenze, per studiare la tecnica del restauro, laureandosi all’Università Internazionale d’Arte del capoluogo toscano. Attualmente la pittrice-calligrafa risiede e lavora a Milano. Viene naturale, guardando queste opere, chiedersi in quale modo un’artista internazionale contemporanea, di cultura orientale, possa proseguire una remota tradizione, così intimamente profonda, in un contesto globalizzato in cui i valori di identità, appartenenza, lentezza, meditazione, memoria, non cessano di essere messi in questione. Il suo atteggiamento creativo è conforme al concetto estetico giapponese Mono no aware (物の哀れ) improntato ad una profonda percezione della bellezza del Cosmo e della Natura, da cui scaturisce quella sua partecipazione emotiva alla fatale impermanenza degli eventi naturali, espressa, nelle sue visioni immateriali del paesaggio, in termini di poesia e nostalgia velata di malinconia.  Apprezzabile il pigmento monocromo, detto sumi-e, dell’opera intitolata Waltz in gray/Valzer in grigio, in cui l’albero sacro Sakura vira il simbolico colore rosa in un tenue grigioazzurro. La fioritura del ciliegio, infatti, tanto festosa quanto caduca, simbolo della primavera fisica e spirituale, accosta il senso della precarietà dell’esistenza a quello del gusto dell’istante, della prospettiva della rinascita e della purezza e prontezza al sacrificio del samurai. Anche i titoli delle opere, come le loro rappresentazioni sospese sulla soglia dell’onirico, rispecchiano gli eventi fenomenologici dell’apparizione e sparizione, della stasi e del movimento, dello sfumare incessante delle condizioni di natura nel flusso delle proiezioni interiori. L’ombra di una tecnica arcaica ritorna per farsi immagine di una modalità del vivere l’impermanenza dell’essere oltre i confini temporali, alle soglie di un terzo millennio in cui è la virtualità del digitale che inonda lo sguardo dell’osservatore, sia in Oriente che in Occidente”.

Tecnica:

Pigmenti, foglie d’argento/oro, inchiostro di china su carta giapponese oppure tessuto